il libro
di
Licia Canton
L'opera di Licia Canton. autrice italo-canadese, si piazza in una terra di mezzo fra la raccolta di racconti e il romanzo aperto.
I personaggi passano da una storia all'altra senza continuità temporale, a volte le vicende vengono rinarrate con dettagli diversi,
a volte appena riecheggiate, stabilendo una rete di legami precari. Dialogano pur mantenendo la loro individualità. Era il libro
perfetto per un esperimento di traduzione a più mani.
L'idea di tradurre i racconti di Licia Canton nasce da un incontro con l'autrice presso il Centro Siena-Toronto nell'aprile 2011.
VINO ALLA MANDORLA E FERTILITA'
(versione italiana copyright © 2006 Licia Canton)
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ISBN : 978-88-91091-36-9
© Copyright 2015 Moira Mini
Responsabile della pubblicazione Moira Mini
Libro pubblicato dall'autore
Stampato in Italia presso Cromografica Roma S.r.l., Roma
per Gruppo Editoriale L'Espresso S.p.a.
Anno pubblicazione : 2015
Foliazione : 184 pagine
Copertina : Morbida
Stampa : bianco e nero
L'autore è un utente del sito
www.ilmiolibro.it
Nata a Cavarzere, Licia Canton è arrivata a Montreal con i genitori e sorella nel 1967. È l’autrice di Almond Wine and Fertility
(2008) – pubblicato in Italia col titolo Vino alla mandorla e fertilità (2015) – racconti brevi per donne e i loro uomini.
Licia Canton è anche un critico letterario, una traduttrice e la direttrice di Accenti Magazine
www.accenti.ca.
I racconti e saggi di Licia
Canton sono apparsi in antologie e riviste. È stata guest speaker presso università in Canada, Italia, Austria, Francia, Ungheria,
Regno Unito e negli Stati Uniti. Ha curato diversi volumi di narrativa e di saggi critici, e due volumi sull’internamento degli
italo-canadesi. Ha fatto parte del consiglio della Quebec Writers’ Federation (2007-2010) ed è stata presidente dell’Associazione
di Scrittori/Scrittrici Italo-Canadesi (2010-2014). Ha ottenuto il dottorato di ricerca presso l’Université de Montréal e un
Master da McGill University. In occasione della Giornata Internazionale della Donna è stata insignita dal Centro di Cultura
Veneta di Montréal del titolo di “Donna Veneta 2015”.
Licia Canton vive a Montréal con il marito Domenico Cusmano e i loro tre figli: Liana, Dario e Decio.
Un piccolo gruppo che tra i partecipanti portò alla conversazione con l'autrice il proprio generoso contributo, ha poi continuato
a 'dialogare' con la sua opera nell'intento di renderla in italiano. Ne è risultata una traduzione nella quale si armonizzano varie
esperienze culturali, da quelle maturate in ambito di mediazione linguistica presso l'Università per Stranieri di Siena, come nel caso
di Marta Romanini, o nel corso del Master in Traduzione dei Testi Letterari presso l'Università di Siena, al quale avevano partecipato
Moira Mini e Tiziana Tampellini, o ancora nella frequentazione di autori canadesi, grazie alla quale Gabriella lacobucci, Filippo
Mariano, Isabella Martini e, con la stessa Licia Canton, Giulia De Gasperi, hanno da lungo tempo realizzato varie e importanti
iniziative e traduzioni letterarie. Nella raccolta Vino alla mandorla e fertilità, si possono pertanto distinguere alcune differenti
modalità di scrittura e scelta lessicale, ma queste non saranno mai tali da ridurre il comune e prevalente impegno di rispetto del
testo originale e fedeltà alle intenzioni dell'autrice.
Per la realizzazione di questo progetto sono da ringraziare oltre che coloro che hanno intrapreso le traduzioni, anche Giada
Quintavalle (Università per Stranieri) e Piero Pillon (Centro Siena-Toronto) che hanno dedicato tempo ed attenzione alla trascrizione
e formattazione dei testi.
Laura Ferri
La gita in Sicilia non era stata prevista. Avevamo pranzato tardi a Taormina, poi avevamo preso la strada serpeggiante per Castelmola,
un paesino pittoresco sul Monte Tauro.
Era un pomeriggio nuvoloso, piovoso. Quando la pioggia si calmò decidemmo di fare una passeggiata in paese, ma quando riprese trovammo
riparo nel Bar Turrisi in Piazza Pio IX, un bar su quattro piani di un edificio alto e stretto che risaliva al 1812.
Al primo piano c'era tanta gente in un ambiente buio. Salendo la scaletta sul fondo arrivammo al secondo piano: non c'era nessuno.
I tavolini in fondo erano disordinati, pieni di grandi oggetti. Ci sedemmo su un terrazzino coperto da cui si vedeva la piazzetta
bagnata di pioggia, Taormina, e il mare sullo sfondo.
Sul terrazzino c'erano soltanto due tavolini rotondi.
'Questo è il posto ideale,' dissi.
Mi girai un po' per guardarmi intorno: tutto era buio e deprimente.
'Cosa c'è sul quel tavolino... là dietro?' chiesi a mio marito.
'Quello... sembra un... '
Mi alzai, dirigendomi verso il fondo della stanza per vedere meglio.
'È un...' borbottai.
'Sì, è quello che vedo anch'io.'
Ero felice di non aver scelto il tavolo nell' angolo buio.
'Ma chi si siederebbe là?' chiesi.
Guardando attentamente, ora vedevo statue e sculture erotiche in ogni angolo, alcune anche sui tavoli più grandi. C'era un articolo
di giornale incorniciato, appeso alla parete. Mi alzai per leggerlo.
'Sembra che tutto quello che adorna la stanza sia una esaltazione dell' organo sessuale maschile,' dissi sedendomi.
'Si dice pene,' rise mio marito.
'Stavo citando l'articolo', precisai.
'Ti mette a disagio?' chiese lui.
'Certo non mi siederei là,' risposi.
A poco a poco la stanza si riempì di gente che si sedeva a tavolini di pietra lavica o di legno di castagno. Un gruppo di giovani
si sistemò a quello con l'enorme pene di legno.
Un cameriere venne a chiederci cosa volevamo ordinare, e ci offrì in omaggio due bicchierini di un liquore color oro.
'Questo è il nostro vino alla mandorla,' disse, 'Un elisir d'amore e di fertilità.'
Non avevamo mai assaggiato niente di simile, così dolce e vellutato, delizioso.
Mentre sorseggiavamo il vino alla mandorla, parlavamo dei due bimbi rimasti a Montreal.
'Cosa pensi che stiano facendo?' chiesi.
'Non so, ma sono felici con le nonne. Sei preoccupata?'
'Affatto,' sorrisi.
Era la prima volta: non avevamo mai lasciato i bimbi per più di un fine settimana.
'… beh… forse un po'...Ma mi piace stare con te...da soli!' dissi.
'Anch'io!', sorrise prendendomi una mano.
Non vedevamo più nessuno nel bar ormai pieno di gente. Era come fosse il nostro primo incontro. Erano anni che ci conoscevamo,
ma questo era il momento per riscoprirci. Non eravamo più in un bar in Sicilia, ma in un tempo e uno spazio tutto nostro.
'Ve ne piacerebbe un altro...?' La domanda del cameriere ci fece trasalire: tornavamo da un altro universo.
'Allora cosa ne dici?' mi chiese mio marito, quando il cameriere si fu allontanato.
'Che cosa?' Feci finta di non capire.
'Te ne piacerebbe un altro...?'. La voce era scherzosa, ma conoscevo bene lo sguardo intento.
'Non so,' risposi con sincerità. 'Ora mi sembra di respirare un po'. Per te non cambierebbe molto, invece per me sì.'
Non c'era bisogno di dire altro; non era niente di nuovo.
'Non dobbiamo decidere subito,' disse con gentilezza.
Eravamo stanchi e bagnati al ritorno, sulla strada che costeggiava il mare. Il sole tramontava mentre il traghetto si allontanava
da Messina. Non dormimmo molto quella notte: nelle prime ore del mattino eravamo già seduti nell' aereo in partenza da Reggio
Calabria. Il sole sorgeva, ma noi non avremmo preso parte a quel nuovo giorno.
Sono passati due anni. Aspettiamo la nascita del terzo bimbo, quello di cui parlavamo nel Bar Turrisi mentre sorseggiavamo il vino
alla mandorla... tra i simboli di fertilità.