il libro
di Natale Poncina
Dalla galleria di tipi, - bizzarri, seri, cialtroneschi, parassitici, - che sono andato ad incontrare attraverso le varie
esperienze di lavoro, uno si stacca per arrogante convinzione e per lucida verbosità. Si tratta del geometra Parà, un reduce
dai cantieri delle imprese italiane all'estero, il quale esponeva una sua convinta e vichiana filosofia dello spirito e della
storia, secondo la quale non si troverebbero al mondo ad essere che tre categorie originali delle professioni e mestieri; ed
essere queste tre categorie quelle della meretrice, del geometra e dell'avvocato. Che, secondo Parà, vere professioni sarebbero
quelle che derivano la loro esistenza da un bisogno naturale dell'uomo per la cui soddisfazione è obbligatorio il concorso di
altre creature (meretrice), o che svolgono una tipica funzione arbitrale (geometra ed avvocato). Diceva cioè, il caro collega
Parà, che i mestieri di calzolaio di scrittore di pompiere di farmacista, ecc., non sono essenziali allo svolgimento della vita
umana; che i primi uomini furono tutti, di volta in volta, di necessità in necessità, di desiderio in desiderio, calzolai
scrittori pompieri farmacisti, ecc. E che tre sole professioni nobili si sono create ed originate in maniera autonoma, quasi
come "forme" e "distinzioni" dello spirito; (autonomia che deriva dalla "insostituibilità" ed "immanenza" nel farsi delle azioni
umane, di quelle professioni). A maggiore precisazione il Parà affermava che l'uomo delle caverne, una volta irretito dalle arti
femminili di seduzione, ed una volta soddisfatto l'istinto sessuale, veniva dalle stesse arti indotto a dare un segno tangibile
e concreto di riconoscimento per l'amore prestato, facendo nascere così la professione di meretrice. Il cavernicolo, però, cedeva
con egoismo maschile, non le greggi o l'armi o la grotta che gli erano care, ma invece ogni altra cosa che gli si trovava
d'intorno - boschi, fiumi e valli -, dando luogo così al diritto di proprietà; diritto che quasi sempre cozzava contro un altro
diritto, a volte anche di eguale peso e misura - (Kg. e mq.) - ceduto da un altro uomo ad un'altra donna locati in zona attigua
e di cui era ignota l'esistenza ai primi. Ne sorgevano contestazioni e liti a non finire, che solo un arbitro poteva dirimere;
un arbitro, s'intende, che fosse dotato delle necessarie nozioni tecniche - (Kg. e mq.) - e che in genere era qualche vecchio
saggio eremita, filosofo fra gli anfratti in montagna, chiamato Zarathustra. Il vecchio saggio, nell'esercitare la funzione
arbitrale, veniva ad essere il primo geometra che vuol dire misuratore di terra. Poi, nel caso che le arti femminili od il
carattere rissoso dei contendenti avessero impedito un onesto arbitrato tecnico, veniva ad essere chiamato a giudice un vecchio
meno saggio, ma più scaltro, che risultava essere l'avvocato. Sia il geometra che l'avvocato chiedevano, a compenso, una parcella
in natura; e tale fatto li accomunava alla professione della meretrice; salve, s'intende, le ragioni ideali. Ecco quindi accennato
in sintesi il discorso sulle tre originali "professioni" nell'umanità. Le tre professioni, col trascorrere dei millenni e col
tramutare degli istituti sociali, s'imbarbarirono ed imbastardirono, assumendo a volte forme atipiche e confuse. Ed ancor oggi
capita infatti che qualche uomo dabbene si ritrovi una meretrice in casa che ha assunto la figura della moglie, e che qualche
avvocato risulti essere più che giudice, ladro. E del geometra? Ecco..., del geometra ho voluto parlarvi nelle pagine che seguono.
Ho voluto parlarvi di ciò che è rimasto di quel vecchio Zarathustra dallo spirito saggio e forte; ho voluto dirvi come sente,
come vede, come piange un geometra e chi gli è vicino. E se in apparenza può sembrare che del geometra poco si parli, grattate
ben bene, e forse troverete i resti del vecchio saggio.
L'argomento: Ai nostri giorni, all'impiegato ed al piccolo professionista, sono rimaste poche libertà che non sia la
verbale. E' soprattutto il contrasto tra una delle libertà a cui aspira l'uomo - libertà all'immagine - ed il soddisfacimento
delle necessità quotidiane - cibo, convenzioni sociali - a regolare la vita ed i sogni del geometra.
Natale Poncina è deceduto il 21 febbraio 2012, all'età di 73 anni, a Santa Teresa di Gallura, dove risiedeva.
INDICE (clicca sul titolo per leggere il brano)
Un fatto polesano
Dello stesso autore "Poesie dal paese ", (leggibile qui).
Leggi anche l'articolo scritto per La Nuova Sardegna dal titolo "Flavio Busonera: un oristanese che s'immolò per la Resistenza"
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