CAVARZERE INONDATA
Ed eri rinata e sorridevi al sole:
battevan magli, luccicavan aratri,
verzecchiavan grani tra rive di viole,
tutti gli strazi subiti erano ombrati.
Da ogni casa fatta nova: nido amato
gareggiavano ambiziosi vasi in fiore,
il bacio dell'alba e il tramonto infocato
tutta t'avvolgevan con crescente amore.
Ed eri risorta come per incanto,
dopo la tremenda morte della guerra.
Ora, ora sei tutta desolata: in pianto
mia cara, mia dolcissima amata terra.
Ah, mia gente fuggiasca! Oh, erranti tutti:
senza lamento e pianto, senza più volto
percbè il volto di uno ora è quello di tutti
Ancora il fato vivi e morti ha sconvolto!
Tutte le porte ha spalancato la morte.
Nessuno fuggendo si volta a guardare,
chè l'occhio velato non vede la sorte.
Qualcun, vedendo, non saprebbe più andare.
È il congedo: l'uddio triste doloroso
d'un popolo errante inseguito dal male.
Neppur i morti son restati in riposo
carissima, tragica terra natale.