E’ storia risaputa quella del forte legame che mantengo con il mio paese natio; me ne partii dolente quando avevo appena dieci anni.
Il mio subconscio si ostina a interpretare la mia assenza alla stregua di una temporanea trasferta sempre in attesa di tornare e
camminare tra i sassi dove ora io appoggio i miei pensieri.
Risale a quegli anni un mio grande desiderio rimasto inesaudito per lunghi anni: quello di vedere dall’alto le strade che percorrevo
tra casa, scuola e piazza spesso a piè de scalso, come era nostra consuetudine.
Mi ricordo quando, da grandicello, mi trasferivo da “in piazza”, dove risiedevo, a Ca’ Labia presso gli affezionati zii
dov’ero sfollato durante la guerra e, giunto a destinazione, il primo gesto che compivo era sempre quello di togliermi i sandali e
rimanere scalzo, un senso di liberazione e di gioia riscoperto decenni dopo facendo il campeggiatore.
A quell’età capita di intendere in maniera falsata il concetto “distante”. Termine che sentivo spesso ripetere in casa dalle donne
a cui toccava il compito di recarsi alla fontana a prendere l’acqua con le do sece penzolanti dal basolo, oppure a
zappare, s-ciaresare o a meanda.
Come è noto l’immaginario infantile tende a dilatare le grandezze quali: altezza, distanza e peso.
Anni più avanti, nel 2007, stavo realizzando la grafica di alcune tavole per poter raffigurare le fasi della liberazione di Cavarzere
e definire i momenti salienti della battaglia del 27 aprile del 1945.
Mi ero dovuto ricomporre ex novo la planimetria del paese disegnando strade, scoli, canali e borghi e, si sa, per realizzare una cartina
geografica, anche osservando con scrupolo ogni dettaglio, serve anche una buona dose di fantasia.
Ebbene, mentre approfondivo lo studio sui particolari mi tornava spesso in mente quell’antico desiderio: osservare dall’alto a volo
d’uccello il territorio dove sono nato e cresciuto e, più ci pensavo e maggiore diventava il desiderio di tradurre in pratica quanto solo
e sempre immaginato.
Valutai che con il sorvolare materialmente il territorio, oggetto di tanto interesse, avrei potuto ottenere due risultati in un solo colpo:
osservare ogni area dall’alto per ragioni inerenti alla mia ricerca avendo una diretta visione dei luoghi ed esaudire i miei desideri
giovanili.
Furono queste le ragioni che mi incoraggiarono a noleggiare, nel 2007 un ultraleggero con pilota ad un costo accessibile.
Partii da Rovigo dal campo volo che si trova dietro la Dogana imbarcato su un Tucano che viaggiava alla pazzesca velocità di 40 km l’ora,
50 col vento in poppa. Quaranta euro per ogni ora di volo. In poco meno di un’ora raggiungemmo Cavarzere.
L’opportunità che portava finalmente a compimento quanto agognato mi spinsero, volando su un ultraleggero, ad accettare ogni rischio e a
sopportare senza traumi il traballante decollo, tollerare in quota ogni insolito cigolio e far finta di niente alla vista delle viti
arrugginite.
Tanta era la gran voglia di cogliere l'occasione rimasta tante volte pura fantasia. Vedere dall’alto con tutta calma le zone che ho ben
note, ricordo, fu una grande emozione. E tutto mi fu più chiaro: quanto fosse lunga la strada per arrivare in Grignella, in Cordonazzo,
a Bellina, Gallianta. Seguire poi tutto il percorso lungo la scarpata est della ferrovia fatto dal plotone comandato dal Stn. Bisogniero
il quale, giunto in Gallianta, colpì di sorpresa il nemico.
Vi mostro alcune foto realizzate, quelle che considero le più significative ed alle quali sono maggiormente affezionato:
Ca’ Labia e la casa degli zii presso i quali la mia famiglia era sfollata. La nostra casa al canale fu distrutta con i primi bombardamenti nell’agosto del ’44.
Cà Labia, panorama
la casa degli zii
le casette degli zii e nonni materni: i Garibaldi (Bedendi) in una foto scattata dai ricognitori aerei di guerra
Grignella, località dove molti si rifugiavano per sfuggire ai bombardamenti
Cà Grignella - Palazzo Silimbani
De Biasi casa rurale della famiglia che ci ospitò come sfollati.
Il Passetto dove passarono quelli del Cremona, è visibile il tracciato della vecchia strada e ponte spostati sulla sinistra oltre la chiesetta.