Ulderico Girardi Boscaro

poeta


      Nato a Cavarzere, in località San Pietro il 22 maggio 1864, Ulderico Angelo Antonio Girardi Boscaro, questo il suo nome completo, era figlio di Domenico, fattore e amministratore di un’azienda agricola locale, e di Giovanna Penso.
      Primo di sei fratelli, frequenta solamente le quattro classi elementari esistenti nella frazione cavarzerana, acquisendo la propria cultura dal padre, noto promotore di attività sociali, dalla madre e da numerose personalità amiche dei due genitori.
      Nel 1880 conosce Olga Viviani, nota letterata del tempo, che gli insegna i fondamenti della poesia e alla quale rimarrà legato da una tenera amicizia. In casa della Viviani conosce Elvira Drigo, figlia di benestanti padovani che diverrà sua moglie nel 1888; proprio a questo periodo risalgono le prime composizioni raccolte ne L’album di poesia e prosa (1883-1888) di tecnica e ispirazione arcadico-petrarchesca.
      Tre lutti, in breve tempo, sconvolgono la famiglia: la morte della moglie, dopo un solo anno di matrimonio, e quella di due sorelle Annetta e Marta. La sua vena poetica sembra esaurita; rimangono infatti solo due poesie composte, fra l’altro, in occasione delle nozze (1892).
      Nel frattempo il padre acquista una proprietà in località Viola, ove si trasferisce con tutta la famiglia e il poeta lavora come impiegato nell’Istituzione del Credito Cittadino a Cavarzere, della quale in seguito diverrà socio. Inizia un nuovo modo di vivere: ai viaggi d’affari alterna quelli di piacere, allaccia nuove amicizie e gli si presentano nuovi incontri culturali. Stimolato da una vita più dinamica il poeta riprende a scrivere e, abbandonato lo stile petrarcheggiante e sensibile alle nuove correnti letterarie, compone per la maggior parte in lingua italiana: sono appunti e ricordi di persone conosciute, Dal Paoz a Venezia, Attilio Servadio a Firenze, Bice Antoniazzi a Roma, la contessa Buba a Padova. Scrive numerosi testi che saranno musicati da A. Bianchi e V. Bellemo.
      Nella raccolta “Minime: Azzurre e Nere” il poeta accenna ai suoi frequenti incontri in casa della contessa Elva, a Venezia, con grandi personalità come Gabriele D’Annunzio e Arrigo Boito. Siamo agli inizi del secolo e il contatto con queste grandi personalità influisce nel suo modo di comporre e per Ulderico la parola diventa ricca di musicalità diffusa.
      Nel 1914 riesce a costruirsi una “vileta su Adese piantà” il cui salotto sarà ritrovo di artisti e letterati, poeti, musicisti e uomini d’affari.
      Intorno al 1930 conosce, a Verona, Berto Barbarani, che desta il suo interesse per la poesia dialettale, mentre l’anno successivo, a Roma, incontra Trilussa.
      Dimenticata “la Musa in sussiego” si risveglia “la musa in savate” e ha inizio per il poeta quella produzione più affascinante, testimoniata da numerose onorificenze. Nel corso della seconda guerra mondiale la sua casa è meta di tante persone senza tetto, venendo però devastata dai tedeschi e il suo giardino quasi distrutto.
      Negli anni del dopoguerra mantiene i contatti con le amicizie rimaste, da Ravelli a Galimberti, da Ferrari a Fragioconto.
      Ulderico Girardi Boscaro muore il 6 luglio 1950.

Biografia scritta dal Prof. Ugo Bello


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