L' intero territorio comunale alla destra del fiume Adige, che comprende i tre quarti di tutta l' estensione del comune, venne sommerso. Le rotte del Grande Fiume, prima a Vallice di Paviole (Canaro) il 14 novembre '51 e successivamente ad Occhiobello, riversarono complessivamente nelle campagne polesane circa 8 miliardi di m3 d' acqua. In sostanza, per i due terzi della sua portata, il fiume, anziché proseguire nel suo naturale corso verso il mare, si riversò nelle campagne causando, secondo le stime dell' epoca, 180.000 sfollati e 84 morti.
Un disastro di proporzioni quasi apocalittiche che allagò quasi il 52% (100.000 ha) dell' intero territorio polesano compresa Cavarzere che appunto per i due terzi ne fa geograficamente, ma non amministrativamente, parte.
Il perché si sia arrivati a questo disastro è tutta una serie di concatenazioni di eventi e mala gestione da parte degli enti e delle amministrazioni pubbliche di allora che avevano il compito di controllare e salvaguardare le nostre terre da una possibile esondazione. Dopo due settimane di piogge abbondanti lungo tutto il bacino del Po, compresi i suoi affluenti montani, si verificò un' anomala distribuzione dell' onda di piena che interessò tanto l' asta principale del fiume quanto i suoi affluenti determinando il progressivo ingrossamento della portata di quest' ultimo. I presupposti della tragedia sono però da ricercare sotto il profilo gestionale dell' evento, anche se a parziale discolpa di tutti gli enti di gestione idrico/fluviale, c'è da dire che i dati idrometrici che arrivavano dalle stazioni di monitoraggio a monte del fiume non lasciavano presagire nulla di tutto ciò e quindi non vennero di conseguenza messe in moto tutte le precauzioni volte a scongiurare l' irreparabile. Mancò, infatti, la fase di preallerta che poteva servire ai comuni delle riviere del Po a mettere a disposizione mezzi, uomini e materiali per contrastare l' esondazione. Complice anche una situazione storica in cui gli unici mezzi di comunicazione di massa erano le radio e poche televisioni, ove internet e telefonia mobile erano inesistenti; c'è ben da capire come tutto questo abbia portato a perdere non solo case, raccolti e allevamenti di bestiame, ma anche tante vite umane.
Se la gestione del "prima" non fu eccelsa, neanche quella del "dopo" fu altrettanto buona. Infatti, il tentennamento dell' allora prefetto Umberto Mondio, uomo del sud Italia insediatosi da poco tempo a Rovigo con quindi scarsa conoscenza del contesto sociale e morfologico dell' area polesana, alla richiesta del Genio Civile di far saltare gli argini della Fossa Polesella per poter far defluire verso il mare le acque, contribuì a creare un effetto a catena. Dapprima, per un particolare effetto di reflusso, le acque invasero e ruppero gli argini di diversi canali, successivamente una volta raggiunto e sormontato il Canalbianco ad Adria ci misero poco ad arrivare alle porte di Cavarzere. Qui la popolazione sperava e credeva nell' ultimo baluardo di difesa dalle acque da parte del sopracitato Adigetto, cosa appunto rivelatasi infondata.
Il risultato di un'eccezionale serie di eventi atmosferici e idrici mescolata a una mala gestione politico- amministrativa della situazione, diede luogo alla più grande alluvione mai avvenuta in Italia per estensione e per popolazione coinvolta in età contemporanea.
Per concludere questa mia analisi, dispiace che a Cavarzere, a differenza di altri comuni polesani come Frassinelle o Occhiobello, non si sia ricordato nel giorno del 17 novembre tale triste e tragico avvenimento da parte dell' amministrazione comunale. Gradirei fortemente che quest' ultima si adoperasse affinché negli anni avvenire si possa trovare spazio in forma istituzionale e nelle scuole, per non far dimenticare a noi giovani un pezzo di storia che ha rivoluzionato in negativo la vita del nostro comune.
I nostri fiumi e canali vanno salvaguardarti e mantenuti poiché, come danno la vita portando acqua alle nostre terre e alle nostre famiglie, se lasciati all' incuria e a forte attività antropica attorno ad essi, o addirittura su di essi, possono portare distruzione e morte e lo si è ben visto anche in questi giorni in Sardegna.
Quindi in tutto questo contesto fa' davvero piacere vedere come il Genio Civile di Rovigo nella persona dell' Ing. Camuffo si stia adoperando a Cavarzere sul nostro Adige al fine di renderlo più sicuro con imponenti lavori di consolidamento mediante diaframmatura plastica, con sforzi economici rilevanti superiori al milione di euro, che non sono pochi in un periodo di crisi come questo, e di conseguenza far dormire a noi cavarzerani sonni più tranquilli all' ombra del nostro fiume.