Addio a don Mosè Lionello

venerdì 31 ottobre 2008
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Addio don Mosè Lionello, prete della tragedia
[la Nuova di Venezia e Mestre — 1 novembre 2008]

      E’ morto in silenzio, lo stesso silenzio con cui aveva sopportato per tutta la vita «il dolore più grande», cioè la tragedia di Boscochiaro.
      Funerali solenni per don Mosè Lionello, ieri pomeriggio, in un duomo pieno all’inverosimile. A presiedere la messa, concelebrata da sei sacerdoti, e alla presenza di tutti i parroci e i religiosi di Cavarzere, il vescovo Angelo Daniel e il suo predecessore.
      Presenti anche le autorità civili, nella persona del sindaco, Pier Luigi Parisotto, in veste ufficiale, e gli assessori Alcide Crepaldi ed Enzo Salmaso.
      Ma la presenza più significativa è stata quella della gente: quasi 500 persone hanno voluto rendere l’ultimo omaggio al sacerdote che aveva fatto dell’assistenza spirituale ai più poveri la ragione della sua vita e, in definitiva, della sua vocazione.
      Molte altre persone, che l’avevano conosciuto e amato in vita, sono mancate perché lui è sopravvissuto a tutti loro: è morto, infatti, a 101 anni e dieci mesi di età, la mattina di mercoledì.

      Il nome di don Mosè è legato a una dei più tragici avvenimenti della storia di Cavarzere e dell’Italia del dopoguerra: la morte, il 21 maggio 1950, a Boscochiaro, di quindici bambini, tra i 4 e i 12 anni, annegati nel Gorzone, dopo essere caduti da un passerella in legno durante una processione guidata proprio da don Mosè.

      Il sacerdote stesso ne aveva salvati personalmente alcuni gettandosi nelle acque del canale.

      Una tragedia che ebbe eco nazionale e da cui la vita del sacerdote è stata segnata profondamente, come è stato ricordato anche ieri. Le responsabilità dell’evento non sono mai state chiarite fino in fondo. Una condanna a quattro anni all’ingegnere comunale di allora, per negligenza, fu l’esito del processo. Ma don Mosè aveva lasciato una annotazione in cui parlava di due barcaioli che avrebbero colpito la passerella qualche notte prima della processione e che avevano chiesto il suo perdono.
«Io li ho perdonati» ha scritto, tenendo il resto per sé nel segreto della confessione.
Ma, forse, il prete non si aveva perdonato se stesso, pur non avendo colpa.

      La parrocchia di Boscochiaro è sorta grazie a lui.

 

I cento anni di don Mosè, il prete dei giovani
[la Nuova di Venezia e Mestre — 30 dicembre 2006]

      Verranno festeggiati domani nel Duomo di San Mauro, durante la messa solenne delle 11, i cento anni di don Mosè Lionello che dal 1937 ha celebrato messa nelle parrocchie del territorio di Cavarzere per oltre sessant’anni.

      Nato a Loreo, laureato in Teologia, si è sempre adoperato per il prossimo, aiutando i giovani a crescere nella dottrina cristiana e dividendo quel poco che c’era, con i più bisognosi, durante i periodi difficili della guerra e del dopoguerra.

      Don Mosè, devotissimo alla Madonna, ha vissuto momenti difficili lungo il suo sacerdozio: uno su tutti la tragedia che il 21 maggio del 1950 vide la caduta del ponte di legno sul Gorzone, durante una sua processione, con la scomparsa di 15 bambini.

      La sua prima esperienza di parroco fu a San Giuseppe, dove rimase fino al suo spostamento a Boscochiaro, una frazione dove non esisteva ancora la parrocchia. Qui don Mosè venne accolto da Cesare Crocco detto «Pempa», il pescivendolo, che lo ospitò in una stanza della sua casa dove il sacerdote celebrò messa per diverso tempo, fino a quando non venne costruita la piccola Cappella dei Marchesi Rovelli dove oggi c’è la sacrestia della chiesa di frazione.

      Don Mosè passò poi a Cavarzere nella chiesetta dell’ospedale, a dire messa per i degenti e per gli ospiti della casa di riposo.

      Qui ha avuto sempre una parola di conforto per tutti, specie i più giovani, che sapeva coccolare estraendo dal cassetto della sua scrivania tavolette di cioccolato e leccornie varie. (d.deg.)


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